Le aziende si stanno impegnando sempre di più per riuscire a conciliare due esigenze contrastanti ma entrambe fondamentali: l’agilità da una parte e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder dall’altra. Essere rapidi e snelli nel processo decisionale e contemporaneamente garantire la partecipazione di tutte le parti interessate richiede un grosso sforzo rischiando di essere fonte di sovrapposizioni nonché di conflitti nel prendere delle decisioni. La questione riguarda attualmente moltissime realtà aziendali e in particolar modo, paradossalmente, quelle più digitalizzate e tecnologicamente evolute. Questo perché, in nome della trasparenza, tutti i soggetti coinvolti hanno la possibilità di agire in tempo reale su tutte le informazioni ricavate dai dati ma dal punto di vista gestionale e operativo si corre il rischio di rallentare il lavoro.
Uno dei migliori approcci per gestire questo problema è stato proposto da Michael Jensen circa 25 anni fa.
Jensen attraverso il concetto di “diritto decisionale” (“decision right”) propone un sistema grazie al quale chiarire chi possiede l’autorità e la responsabilità nel prendere le decisioni, sostanzialmente “chi può decidere”. La brillante intuizione di Jensen risulta essenziale per garantire l’efficienza organizzativa. La matrice RACI (Responsible, Accountable, Consulted, Informed) sull’assegnazione delle responsabilità ci fornisce un’esemplificazione eccellente dell’approccio di Jensen.
Rispondendo alle giuste domande abbiamo la possibilità di evitare sovrapposizioni e quindi uno snellimento del processo decisionale:
Responsible “chi deve portare a termine i compiti?”
Accountable “chi deve prendere le decisioni riguardanti i compiti?”
Consulted “a chi bisogna comunicare le decisioni e i compiti?”
Informed “chi bisogna tenere aggiornato sullo stato d’avanzamento del progetto?” .
Un numero sempre crescente di aziende al giorno d’oggi utilizza la matrice RACI o delle sue varianti creando, in questo modo, delle reti che garantiscono contemporaneamente inclusione e agilità. In questo scenario si inserisce anche il cosiddetto fenomeno Big Data che sta contribuendo a ridefinire il dibattito intorno al diritto decisionale e alla matrice RACI perché porta nuovi stakeholder nel processo decisionale. Per esempio, attraverso i social media le aziende ricevono costanti feedback in tempo reale da parte degli utenti rendendo necessario ridisegnare i modelli decisionali in funzione della user experience e coinvolgendo nuove figure nell’analisi dei dati che ne derivano. Le decisioni organizzative si basano crescentemente sui dati forniti dagli utenti ed è quindi indispensabile che il processo decisionale ne tenga conto, non sottovalutando la problematica dell'inquinamento dei dati stessi. Questo ci spiega perché molte aziende abbiano fatto della data governance una priorità strategica e organizzativa riscuotendo ottimi risultati. Il futuro delle governance aziendali è sicuramente legato a quello dei processi decisionali e quindi il campo della Big Data analysis avrà un’importanza crescente nelle politiche di gestione delle organizzazioni.