La resilienza è un concetto comune a molteplici ambiti di applicazione ed indica, in generale, l’attitudine di un oggetto a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale.
In ambito aziendale la resilienza si identifica nella capacità dell’azienda stessa di affrontare il cambiamento in maniera costruttiva. Per sopravvivere alle turbolenze e alle criticità del mercato, le aziende devono saper essere forti e, al contempo, flessibili. La resilienza non va, infatti, confusa con un semplice atteggiamento duro; consiste, invece, nel possedere le risorse che permettano di valutare una situazione e comprendere quale sia l’azione giusta da intraprendere.
Un’azienda resiliente è quindi capace di reagire positivamente allo stress ambientale, alle situazioni avverse e inattese ed è anche portata ad abbracciare lo sviluppo di nuove funzionalità unite ad un’ampliata e rinnovata capacità di “tenere il passo” e creare nuove opportunità.
Basilare per un’azienda che intenda sviluppare una resilienza organizzativa è la consapevolezza di sé, dei propri punti di forza e dei propri valori guida sulla base dei quali indirizzare il cambiamento. Indispensabile anche una “vision”, un obiettivo che sappia andare oltre il beneficio immediato e che motivi l’agire aziendale secondo un forte senso del futuro. Siccome, poi, non sempre tutto va secondo i piani, una marcia in più è data dalla capacità di “imparare dall’esperienza”, massimizzando i vantaggi che derivano anche dagli insuccessi e inquadrando questi ultimi non come dei fallimenti, bensì come una fase di passaggio necessaria in un percorso evolutivo e di crescita.
Alcuni studi mostrano come il cardine intorno a cui la resilienza dovrebbe ruotare è la centralità del cliente, in modo da ri-orientare costantemente la propria offerta intorno ai mutevoli bisogni del mercato. Secondo Rangay Gulati, autore del libro “Reorganize for resilience” sulla resilienza aziendale, per plasmare su di sé il cambiamento imposto dal mercato, ogni azienda dovrebbe rispettare 5 pilastri organizzativi:
- il coordinamento tra le diverse parti dell’azienda, favorito da un scambio fluido delle informazioni;
- una cooperazione data dalla condivisione di obiettivi primari più che per una spartizione di compiti e di istruzioni;
- la condivisione di una certa porzione di potere decisionale;
- lo sviluppo di skill trasversali ai diversi livelli organizzativi che promuovano lo scambio di idee e vedute;
- la connessione con l’esterno, come i clienti, ma anche i collaboratori.